Secondo quanto riportato da Reuters, il 25 marzo 2025 DeepSeek ha presentato un aggiornamento del suo modello di intelligenza artificiale a basso costo, aumentando il suo livello competitivo nei confronti dei leader del settore dell’IA, come il produttore di ChatGPT OpenAI e Anthropic. L’ultima versione dell’offerta, DeepSeek-V3-0324, è stata resa disponibile open source attraverso la piattaforma di sviluppo AI Hugging Face.
In che cosa si differenziano nello specifico DeepSeek e Openai nell’approccio alla genarative A? Come puoi trarne vantaggio anche tu nellavoro di tutti i giorni?
Per scoprirlo continua a leggere questo articolo!
DeepSeek VS OpenAI
La tensione tra DeepSeek e OpenAI inizia nel 2023, quando la neonata startup cinese entra in scena con un messaggio ben chiaro: l’intelligenza artificiale generativa non deve essere proprietà esclusiva delle big tech. In pochi mesi DeepSeek rilascia DeepSeek-VL, un modello multimodale (testo + immagini) open source, gratuito. Di conseguenza, mentre OpenAI continua a rendere accessibili i propri modelli solo tramite API a pagamento e licenze commerciali, DeepSeek imbocca la strada opposta: codice aperto, licenze permissive, condivisione totale.
In risposta alla società cinese, OpenAI rafforza la propria posizione sul mercato grazie a partnership con giganti come Microsoft, mantenendo un vantaggio tecnico ma allontanandosi sempre più da una visione collaborativa. DeepSeek, tuttavia, guadagna attenzione e finanziamenti proponendo un modello di AI partecipato e distribuito, che diventa in breve tempo un’alternativa concreta per sviluppatori e aziende.
Negli ultimi giorni, la sfida si è intensificata: DeepSeek ha rilasciato un aggiornamento sostanziale, il modello DeepSeek-V3-0324, pubblicato su Hugging Face con tutti i pesi e il codice rendendolo immediatamente accessibile a sviluppatori, aziende e ricercatori di tutto il mondo. Le performance si avvicinano sempre di più a GPT-4, con importanti miglioramenti nel ragionamento, nella gestione di immagini e testo, nella capacità di rispondere in lingua inglese.
In un contesto dominato da API a pagamento e modelli chiusi come quelli di OpenAI, questa è una rottura netta. DeepSeek si propone come alternativa gratuita a ChatGPT, sfidando non solo sul piano tecnico, ma anche su quello ideologico: l’AI come infrastruttura aperta, su cui costruire, collaborare, innovare. Il rilascio ha già avuto effetti tangibili sul mercato con flessioni nelle azioni Nvidia e discussioni aperte tra CEO tech come Satya Nadella. Questa vicenda segnala un cambiamento strutturale: la Cina non solo partecipa alla corsa globale all’AI, ma inizia a riscriverne le regole.
Architetture a confronto: perché DeepSeek e ChatGPT funzionano in modo diverso
Un elemento tecnico cruciale che distingue DeepSeek da ChatGPT riguarda l’architettura dei modelli sottostanti.
ChatGPT, come ci ha spiegato Sam Altman all’Italian Week Tech 2024, si basa sull’architettura Transformer, diventata lo standard per l’elaborazione del linguaggio naturale grazie al meccanismo di self-attention, che consente al modello di analizzare contemporaneamente tutte le parole di un testo, attribuendo a ciascuna un peso contestuale. Questa struttura permette una comprensione linguistica profonda, ideale per produrre testi coerenti, fluidi e naturali. ChatGPT eccelle quindi nella generazione di contenuti conversazionali, spiegazioni didattiche, scrittura creativa e assistenza generalista. Tuttavia, l’intero modello viene attivato a ogni richiesta, il che comporta un alto costo computazionale e può rallentare le risposte nei compiti più complessi.
DeepSeek adotta invece una strategia basata sulla Mixture-of-Experts (MoE): un’architettura composta da moduli specializzati, ciascuno addestrato su compiti diversi. Quando l’utente invia un input, solo una selezione mirata di questi “esperti” viene attivata tramite un sistema di routing intelligente. Questo approccio consente al modello di essere più efficiente, con minori consumi di risorse, e di fornire risposte più puntuali in ambiti ad alta specializzazione come la programmazione, l’analisi matematica o la modellazione finanziaria. La selettività del calcolo è una delle chiavi dell’ottimizzazione che rende DeepSeek particolarmente adatto a scenari tecnici e ad alta intensità di dati.
Queste differenze architetturali riflettono anche due visioni della tecnologia: ChatGPT come AI generalista orientata all’interazione, DeepSeek come strumento tecnico per la precisione e la scalabilità. Ma queste due strade, oggi separate, stanno già iniziando a convergere. Alcune evoluzioni recenti puntano infatti a modelli ibridi che combinano la fluidità conversazionale dei Transformer con l’efficienza modulare del MoE. È in questa direzione che si muove il futuro dell’AI generativa: sistemi capaci di adattarsi al contesto d’uso, efficienti e accessibili, ma anche flessibili, dialogici e trasparenti.
Perché tutto questo riguarda anche Social Thingum
Per chi, come noi di Social Thingum, lavora con tecnologie digitali per l’impatto sociale, questa non è solo una notizia di settore. È una questione di metodo, di accessibilità, di visione. DeepSeek sta dimostrando che è possibile creare modelli avanzati e potenti senza nascondersi dietro a licenze commerciali e muri di API. La società cinese sta facendo intendere qualcosa che nel nostro lavoro ripetiamo da tempo: l’innovazione può (e deve) essere condivisa. L’AI non deve per forza appartenere a pochi, ma può diventare uno strumento distribuito, capace di generare valore dove ce n’è più bisogno – anche nei contesti fragili, locali, comunitari.
In Social Thingum sviluppiamo tecnologie digitali per rendere i servizi pubblici e sociali più comprensibili, accessibili e partecipativi. Siamo una società che lavora con enti pubblici, fondazioni e organizzazioni del terzo settore. Da anni sperimentiamo strumenti basati sull’intelligenza artificiale generativa non per sostituire le persone, ma per aiutarle:
- Abbiamo realizzato interfacce e assistenti digitali pensati per contesti dove è necessaria mediazione tecnologica.
- Abbiamo costruito piattaforme per l’inclusione culturale, dove l’AI aiuta a raccontare il patrimonio locale in forma narrativa.
- Abbiamo progettato sistemi di sintesi automatica, per rendere comprensibili regolamenti, bandi e informazioni complesse.
- In ogni occasione, scegliamo strumenti open source, trasparenti, interoperabili. Perché crediamo in un’AI che le comunità possano comprendere, modificare, adattare.
Conclusioni
La partita che DeepSeek sta giocando contro OpenAI non è solo una competizione tra modelli. È uno scontro tra visioni del mondo. Centralizzazione contro distribuzione. Accesso limitato contro apertura. API contro condivisione. E per chi lavora sul campo, nelle scuole, nei servizi sociali, questa differenza conta davvero perché ci fa comprendere che un’altra AI è possibile. E che, se vogliamo costruirla, dobbiamo farlo insieme – con strumenti aperti, modelli adattabili e una domanda sempre in testa: per chi stiamo progettando queste tecnologie?
Noi di Social Thingum continueremo a lavorare in questa direzione. Perché l’AI non può essere una scatola nera. Deve essere uno strumento leggibile, controllabile, umano. E ogni volta che possiamo, scegliamo l’apertura come punto di partenza. Anche per questo, guardiamo a DeepSeek non solo con curiosità tecnica, ma con una certa sintonia.
Vuoi sapere come possiamo aiutare la tua azienda a integrare questi sistemi? Contattaci!